Dopo un lungo periodo di gestazione, è al via il primo intervento sperimentale di phytoremediation che il gruppo CAP ha deciso di realizzare nel proprio sito di Turbigo, comune appartenente all'area metropolitana di Milano. Il progetto è a cura di rete Refit ( www.reterefit.com ) di cui TIA è partner.

Lo studio è finalizzato alla valutazione dell’efficacia della tecnologia di bonifica di phytoremediation in un’area non pavimentata potenzialmente contaminata da metalli ed idrocarburi ubicata presso l’impianto di depurazione di Turbigo. La phytoremediation è una tecnologia che sfrutta la capacità depurativa delle piante per la bonifica in situ di suoli, sedimenti ed acque contaminate.

Lo studio sperimentale è suddiviso nelle seguenti fasi:

Fase 1: raccolta e valutazione dei dati esistenti

Sono reperiti presso il Committente le informazioni, i dati, gli studi, le cartografie e quanto esistente sull’area oggetto di sperimentazione. L’analisi dei dati raccolti permetterà la definizione del modello concettuale del sito, sulla cui base verranno implementate le fasi successive.

Fase 2: rilievo in campo per la verifica dello stato di fatto dei luoghi

Fase 3: campionamenti ambientali e attività analitica di laboratorio.

Lo screening di laboratorio è imprescindibile per la scelta dell’approccio della sperimentazione di campo.

Su tutta l’area individuata si attuerà una campagna di campionamento dei suoli superficiali e profondi da sottoporre ad analisi chimiche e ambientali di laboratorio. I campioni di terreno saranno sottoposti ad analisi chimiche per la caratterizzazione ambientale del sito ai sensi del D.Lgs. 152/06.

Su ulteriori campioni si procederà alla caratterizzazione pedologica dell'area finalizzata alla descrizione delle caratteristiche chimico-fisiche e idrologiche dei suoli e del materiale parentale (litologico) subito sottostante al cosiddetto "solum" (gli orizzonti pedogenizzati) per definire le potenzialità nutrizionali dei suoli e la radicabilità. L’obiettivo è di rilevare le tipologie di suolo presenti nell'area descrivendo gli orizzonti e prelevando campioni disturbati di terreno su cui effettuare test di laboratorio per definire i differenti orizzonti.

Fase 4: sperimentazione in campo con phytoremediation.

La sperimentazione in campo verrà sviluppata in funzione delle risultanze delle analisi condotte sui campioni di suolo. Si valuteranno le migliori tecnologie di phytoremediation disponibili per la riduzione dei contaminanti inorganici ed organici individuati in sito. La sperimentazione verrà effettuata, su una porzione dell’area di circa 1000 m2 ove si rilevino le condizioni ideali per l’applicazione della tecnologia proposta. A valle del test pilota, sarà possibile definire quale sia la/le soluzioni migliori, da implementare nella successiva fase di trattamento full-scale

Il test pilota prevedrà l’allestimento di un impianto costituito da parcelle di suolo (parcelle test) ognuna di 100 m2 con una replica, su cui applicare trattamenti diversificati che nell’insieme permetteranno di capire l’azione delle diverse specie vegetali impiegate e quindi, in caso di successo, la migliore strategia applicabile.

La possibile applicazione dei i test di campo potranno configurarsi con:

  • utilizzo di una o più specie erbacee in consorzio o in rotazione;

  • una specie arbustiva associata ad una erbacea.

Per il test in campo, tenuto conto dei potenziali contaminanti presenti nel sito (metalli pesanti e sostanze di origine idrocarburica in concentrazioni non elevate localizzate negli strati superficiali del suolo) e delle caratteristiche del sito (sito con caratteristiche granulometriche idonee e non destinato all’utilizzo nel medio-lungo termine), si può ipotizzare la sperimentazione dell’efficacia della tecnologia di phytoremediation mediante l’applicazione di essenze vegetali di tipo erbaceo e/o arbustivo. Ad esempio, possono essere considerati gli utilizzi delle seguenti specie erbacee/arbustive: Brassica napus, Brassica juncea, Lupinus albus, Salix sp (i.e. viminalis), Medicago sativa, Heliantus annus, Festuca arundinacea, Cynodom dactylon, Agrostis stolonifera.

Alcune di queste specie vegetali sono in grado di assorbire e di trasformare contaminanti organici in sottoprodotti metabolici meno tossici (fitodegradazione) e, in alcuni casi, liberarli in atmosfera tramite il processo di traspirazione (fitovolatilizzazione). Altre estraggono dal suolo ed accumulano negli organi aerei elevate concentrazioni di metalli, senza presentare fenomeni di tossicità (fitoestrazione). Le piante stimolano la degradazione microbica degli inquinanti organici nella rizosfera tramite la produzione di essudati radicali ed enzimi nel suolo (rizodegradazione).

Anche gli apparati radicali possono svolgere un effetto di filtro nei confronti di metalli presenti nelle acque (rizofiltrazione) o stabilizzare gli inquinanti tramite processi di controllo idraulico (fitostabilizzazione). Nel caso specifico, le specie selezionate, applicate singolarmente o in associazione, potranno potenzialmente agire soprattutto mediante meccanismi di fitoestrazione (nei confronti di metalli pesanti) e rizodegradazione nei confronti dei contaminanti organici.

I limiti della phytoremediation sono legati al pericolo di contaminazione della catena alimentare, nei lunghi tempi di trattamento richiesti per raggiungere gli obiettivi di bonifica mediamente intorno ai 5-7 anni, e nella difficoltà di operare con le piante in presenza di elevati livelli di contaminazione (fitotossicità).

Pubblicate sul sito del Gse le graduatorie per accedere agli incentivi delle Rinnovabili del primo bando dello scorso settembre. Al via il 31 gennaio la prossima gara. Ricordiamo che saranno 7 le finestre disponibili con cadenza quadrimestrale. Il Gestore dei Servizi Energetici ha pubblicato sul proprio sito internet (www.gse.it) le graduatorie dei Registri e delle Aste relativi al Decreto 4 luglio 2019 (cosiddetto Fer1). Su 730 MW messi a disposizione dal primo bando lo scorso 30 settembre, il Gse ha ricevuto oltre 880 domande per un totale di 772 MW. Sono stati saturati i contingenti dei Registri (Gruppo A e Gruppo B) e delle Aste (Gruppo A). In particolare, le richieste del Gruppo A, relativo agli impianti eolici onshore e agli impianti fotovoltaici di nuova costruzione, sono state superiori al doppio del contingente messo a bando di 45 MW. Nel caso del Gruppo B, relativo agli impianti idroelettrici e agli impianti a gas residuati, la richiesta ha espresso oltre il triplo dei 10 MW previsti nel bando.

La vera sorpresa sono le sole 96 domande del Gruppo A2, destinato agli impianti fotovoltaici installati in sostituzione di coperture di amianto, corrispondenti a 15 MW impegnata. Ben poca cosa sui 100 MW disponibili. Come avevamo già commentato alla pubblicazione degli incentivi sulle Rinnovabili, il grosso contingente messo a disposizione del gruppo A-2, ben 800 MW su 1.770 MW totali incentivabili previsti dalle 7 procedure programmate, permette a chi ne farà richiesta di avere ottime possibilità di aggiudicarsi gli incentivi previsti.

Per quanto riguarda invece le Aste, in quelle del Gruppo A, relativo agli impianti eolici on-shore e agli impianti fotovoltaici di nuova costruzione, sono arrivate 26 domande per un totale di 595 MW, a fronte di un contingente messo a bando di 500 MW.

Ricordiamo che il prossimo bando si aprirà il 31 gennaio per chiudersi il primo marzo 2020 e includerà anche il contingente non assegnato nella sessione precedente.



Sono in corso i lavori di riqualificazione a piano terra della Stazione Centrale di Milano. Tra il binario 21 dove oggi si trova il Memoriale della Shoah di Milano e il primo tunnel che collega viale Brianza con viale Lunigiana sarà realizzato il parcheggio CM7 per agevolare la viabilità e migliorare i servizi della Stazione Centrale. Si tratta di una struttura di 26.400 metri quadri che permetterà di rendere disponibili circa 430 posti auto e 75 posti moto.

Qui si trovavano i magazzini della Stazione, collegati alla zona merci, dove un grande carroponte permetteva la movimentazione di interi carri ferroviari, attraversando ortogonalmente i vari tunnel carrabili.

In questa fase stiamo effettuando la bonifica dei materiali pericolosi rinvenuti principalmente in:

  • macerie provenienti da precedenti lavorazioni

  • controsoffitti

  • pietrisco ferroviario

Per quest'ultimo, si è resa necessaria un'approfondita mappatura, nelle zone dove sono presenti i binari per la movimentazione dei carri merci, per identificare e poi rimuovere il ballast pericoloso contenente amianto.

FASI RIMOZIONE BALLAST

  1. Installazione cantiere (recinzione, impianto elettrico e idrico, allestimento aree deposito)
  2. Monitoraggio di fondo iniziale delle fibre aero disperse
  3. Incapsulamento preliminare di tutta la massicciata e ballast ferroviario tramite pompe a bassa pressione
  4. Rimozione dei binari e loro avvio a impianto di recupero
  5. Predisposizione di un confidamento statico mediante applicazione di teli in politene
  6. Installazione Unità di Decontaminazione del Personale (4 stadi) e Materiale a 1 stadio.
  7. Richiesta collaudo fumo da parte di ATS e accensione impianto di estrazione.
  8. Rimozione delle traversine ferroviarie e loro decontaminazione all’interno dell’UdM.
  9. Scavo e rimozione del ballast contenente amianto mediante utilizzo di escavatore dotato di benna. La bonifica avviene con costante nebulizzazione di acqua.
  10. Insaccamento in big bags omologati amianto. Trasporto dei big bags nel primo stadio dell’UdM utilizzando un transpallet o mini escavatore.
  11. Lavaggio dei big bags.
  12. Trasporto dei big bags decontaminati all’area di stoccaggio mediante muletto operante dall’esterno dell’UdM.
  13. Richiesta ad ATS per l’effettuazione dell’ispezione visiva.
  14. Analisi finale di restituzione in SEM da parte di un laboratorio accreditato dal Ministero.
  15. Spianto cantiere.

Tra le varie novità previste dalla legge regionale lombarda n. 18/2019 pubblicata lo scorso novembre, che concerne le norme di semplificazione e incentivazione per la rigenerazione urbana e territoriale, segnaliamo le nuove misure di incentivazione e semplificazione per il recupero del patrimonio edilizio abbandonato.

In sintesi vengono introdotte :

  • norme per favorire gli usi temporanei di aree ed edifici dismessi (art. 4 ), inutilizzati o sottoutilizzati.

  • semplificazioni del cambio di destinazione d’uso da produttivo a direzionale (art. 4 ) con eccezioni per attività di logistica e altre similari

  • incentivazioni per il recupero del patrimonio edilizio esistente (art. 4) sotto forma di premi volumetrici e deroghe in relazione agli immobili dismessi da più di 5 anni e caratterizzati da condizioni di degrado. Individuazione degli immobili degradati da parte dei Comuni o, decorsi 6 mesi, tramite perizia dei privati. Sul fronte delle disincentivazioni, gli immobili individuati dovranno essere recuperati entro 3 anni oppure il Comune potrà diffidare interventi di recupero e se la diffida non andasse a buon fine è prevista la demolizione con possibilità di perequare i diritti edificatori.

  • Previsioni di riduzione del 50% dei contributi di costruzione per gli interventi di ristrutturazione urbanistica in ambito di rigenerazione urbana e riduzione del contributo di costruzione per gli interventi di ristrutturazione edilizia. Prevista la riduzione del 60% degli oneri di urbanizzazioni per tutte le ristrutturazioni di immobili da rigenerare.

  • Disincentivazioni sotto forma di aumento del costo di costruzione fra il 20 e il 40% per gli interventi che consumano suolo o del 50% per gli interventi che insedino attività logistiche

link alla legge n. 18/2019: http://normelombardia.consiglio.regione.lombardia.it/NormeLombardia/Accessibile/main.aspx?exp_coll=lr002019112600018&view=showdoc&iddoc=lr002019112600018&selnode=lr002019112600018

commento alla legge: https://www.teknoring.com/news/riqualificazione-urbana/edifici-abbandonati-lombardia-incentivi-recupero/

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La nostra storia

Il gruppo Ti&a nasce nel dopoguerra e si sviluppa sino a diventare negli anni 90 leader in Italia nelle bonifiche da amianto.

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